LISTE DI ATTESA E INTRAMOENIA

CARLO PALERMO SU QUOTIDIANOSANITÀ

Affermare, come molti hanno fatto in passato, che quello della libera professione sia il meccanismo principale che impedisce ai cittadini l’accesso equo ai servizi è certamente ingannevole.

I dati relativi alla LPI in regime ambulatoriale indicano come essa rappresenti circa il 7% dell’attività svolta in regime istituzionale, mentre quella in regime di ricovero non supera lo 0,31%. 

(In Lombardia l’attività svolta in regime ambulatoriale rappresenta il 6 % del totale delle prestazioni. Fonte:Commissione di Controllo regionale, n.d.r.)


L’attività libero professionale è disciplinata da norme rigorose, legislative e regolamentari, che correttamente applicate costituiscono una matrice organizzativa nella quale le distorsioni e le speculazioni difficilmente sono possibili. Il medico pubblico dipendente effettua la libera professione in strutture individuate dalla o con l’azienda sanitaria, in tempi contingentati e documentati, con tariffe concordate e calmierate, una parte delle quali va alla azienda, con imposizione fiscale certa, con regole definite contrattualmente che presuppongono uno stretto rapporto tra volumi prestazionali libero professionali e quelli istituzionali, perfino per la singola prestazione.


Senza contare che una parte dei proventi di questo lavoro svolto al di fuori dell’orario di servizio viene destinato dalla legge a finanziare un piano di riduzione delle liste di attesa, al quale il CCNL dei medici ha finalizzato anche 2.500.000 ore di lavoro annue sottratte alla formazione.

C.Palermo su quotidianosanità.it

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