Il 50° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2016
– Non basterà la ripresa economica per ricostruire un welfare sostenibile e adeguato
· Già da tempo è scomparsa dall’orizzonte degli italiani l’idea di una copertura totale pubblica e gratuita e i bilanci familiari registrano la pressione crescente delle spese dirette di welfare, dalla sanità all’assistenza fino alla formazione dei figli.
In tale contesto, mettere in campo le soluzioni richiede una serie di prerequisiti di metodo come:
o La presa d’atto coraggiosa delle radici profonde delle difficoltà del nostro welfare che, nella percezione collettiva, ormai garantisce solo prestazioni essenziali e per il resto lascia che i cittadini paghino di tasca propria;
o Una capacità di capire la complessità delle diverse condizioni, dalla povertà come fatto
multidimensionale all’articolazione estrema di condizioni di vita semplicisticamente unificate con etichette comuni, come accade troppo spesso ai pensionati, alla dimensione geografica che ormai taglia trasversalmente i territori.
– La scure non guarirà la sanità italiana
· Anche la Corte dei Conti nel suo Rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica ha affermato che “negli anni della crisi, il contributo del settore sanitario al risanamento è stato di rilievo.”
· Nella situazione attuale la spesa sanitaria pubblica italiana si attesta su valori decisamente più bassi rispetto a quelli degli altri principali Paesi europei, con l’unica esclusione della Spagna: la spesa pubblica pro-capite annuale del nostro Paese (2.475,1 dollari Usa espressi in Ppp) risulta di 2.000 dollari inferiore a quella della Germania e di quasi 1.000 rispetto alla Francia.
· Dal 2009 al 2015 la compartecipazione alla spesa (sia sotto forma di ticket per le prestazioni sanitarie che di compartecipazione alla farmaceutica come ticket e come quota di compartecipazione sul prezzo di riferimento) cresce del 32,4% in termini reali, con un incremento decisamente più consistente della compartecipazione alla farmaceutica (+74,4%) attestandosi sui 2,9 miliardi di euro. Aumenta così anche la sua incidenza sul totale della spesa sanitaria dall’1,5% del 2009 al 2,0% del 2015
· Il dato forse più evidente è quello dell’andamento della spesa sanitaria privata che, nello stesso arco di tempo considerato, dopo una fase di crescita significativa in termini reali, si riduce a partire dal 2012, per riprendere ad aumentare negli ultimi due anni (dal 2014 al 2015 di 2,4 punti), fino a raggiungere nel 2015 i 34,8 miliardi di euro e a rappresentare il 24% del totale della spesa sanitaria. In particolare aumenta l’incidenza della compartecipazione sia sul totale della spesa farmaceutica territoriale (pubblica e privata) dal 4,3% del 2009 al 7,0% del 2015 che sulla sola componente privata: l’incidenza della compartecipazione sulla spesa privata era del 12,3% nel 2009 e raggiunge il 18,2% nel 2015.
· Le politiche di razionalizzazione che hanno riguardato l’attività ospedaliera, con il dato più eclatante della progressiva riduzione dei posti letto (3,3 per 1.000 abitanti in Italia nel 2013 secondo i dati Eurostat, contro i 5,2 in media dei 28 Paesi Ue e gli 8,2 della Germania e i 6,3 della Francia), insieme agli interventi come quelli sui ricoveri impropri, hanno determinato una significativa riduzione dei ricoveri ospedalieri. In particolare, dal 2009 al 2014 le dimissioni ospedaliere degli istituti pubblici e privati (la cui stragrande maggioranza è rappresentata da privati accreditati) sono passate da 11,7 milioni a 9,5 milioni, riducendosi del 18,3% nel periodo e di circa il 4% all’anno, con un ridimensionamento che ha riguardato sia i ricoveri in regime ordinario che in day hospital. Il contributo reale alla riduzione è quello attribuibile ai ricoveri per acuti, che rappresentano oltre il 90% del totale e che si sono ridotti del 19,4%, con un tasso medio annuo del 4,2%. Le tipologie di ricoveri che pesano meno, quelli di lungodegenza e di riabilitazione, sono rimasti sostanzialmente stabili. Nonostante i tagli ai posti letto e la riduzione dei volumi di attività ospedaliera, la spesa non si riduce in modo corrispondente proprio a causa dell’impatto ineludibile dell’invecchiamento che condiziona anche la complessità della condizione patologica dei ricoverati.
· Gli interventi di ridimensionamento della spesa hanno rappresentato per molti italiani tagli di sanità reale ed utile, costringendoli all’aumento della spesa privata o in qualche caso alla rinuncia alle prestazioni sanitarie. Le differenze regionali sono ancora ampie, e senza un ripensamento complessivo della sanità che rimoduli in modo complessivo l’offerta e la sua necessaria evoluzione strutturale, alla luce dei fattori strutturali di cambiamento e delle interconnessioni tra i comparti troppo spesso oggi ignorate, anche gli sforzi di risanamento finanziario mostreranno presto tutta la loro fragilità
– La salute e i limiti della disintermediazione
· Guardando all’utilizzo in relazione alla salute, da una recente indagine del Censis si rileva che il 41,7% della popolazione usa il web per questioni relative alla salute, e soprattutto per ottenere informazioni su patologie e aspetti riguardanti la salute (come prevenzione, stili di vita), ma anche per ottenere informazioni su medici e strutture (29,3%), e per aspetti pratici come prenotare visite ed esami (25,2%).
· Paradossalmente, l’eccesso di informazioni rese disponibili dal web accentua il valore attribuito al ruolo di intermediazione esercitato dal medico: in questi ultimi anni, gli italiani hanno sperimentato che l’accesso ad una grande mole di informazioni acquisite online e da fonti non sempre certe e verificate ha finito in non pochi casi per accrescere i loro dubbi e incertezze sui temi della salute.
· La quota di chi ritiene che troppe informazioni possano rischiare di confondere chi non è esperto e che su questioni riguardanti la salute a decidere debbano essere i medici è cresciuta nel tempo, passando dal 46,6% del 2006 al 54,5% del 2014.
· Nel 2016 quasi la metà degli italiani attribuisce al medico di medicina generale la responsabilità di dare informazioni circostanziate ai pazienti e di guidarli verso le strutture più adatte, a fronte del 12,1% che attribuisce ad Internet un ruolo strategico nella selezione delle strutture e dei professionisti attraverso la disponibilità di informazioni sicure e certificate sui servizi.
IN SINTESI
“Per il nuovo Welfare serve un sistema a più pilastri: pubblico, privato, mutualità, sanitario integrativo. Un sistema multipilastro che punti a valorizzare le risorse che già oggi i cittadini spendono”. (Massimiliano Valeri – Direttore Generale CENSIS)