Anaao-Assomed Lombardia denuncia: “Non è con l’Ospedale di Campanile che si garantisce il presidio del territorio”.
Nelle ultime settimane, dapprima l’Assessore Moratti e poi il Direttore Generale Welfare Giovanni Pavesi, sono saliti in Valtellina per chiedere il ritorno della rete ospedaliera della Provincia di Sondrio alle condizioni in cui si trovava prima della pandemia. Secondo l’opinione di ANAAO-ASSOMED Lombardia, il più rappresentativo dei sindacati della dirigenza sanitaria pubblica, ciò significa che il lavoro che aveva portato a centralizzare su un unico presidio le specialità necessarie alla creazione di un polo completo, capace di dare risposte adeguate ai bisogni urgenti di tutti i valtellinesi, è stato inutile, se non addirittura dannoso.
A questo, va aggiunto il presumibile spreco di risorse pubbliche per investimenti fatti dopo una decisione presa solo due anni fa: ora si ritiene corretto bilanciare le discipline tra più presidi, in un’ottica tipicamente da lottizzazione elettorale. Secondo il sindacato, vengono così calpestate le più semplici direttive medico-scientifiche “per accontentare qualche sindaco in più”, con buona pace di chi, poi, deve assicurare ai cittadini il diritto alla salute garantito dalla Costituzione Italiana.
«Non è con l’ospedale di campanile che si garantisce il presidio del territorio. – commenta Michele Piavanini, Segretario aziendale di ANAAO-ASSOMED ASST Valtellina – La sicurezza delle cure, pre-requisito di ogni scelta, si basa su ben altri parametri: servizi ambulatoriali, diagnostica di laboratorio e indagini radiologiche, endoscopiche o altro, non sono necessariamente da considerare operanti dentro ospedali per acuti».
D’altra parte poi, i pazienti che necessitano di cure con urgenza, devono sapere che negli anni ‘20 del XXI secolo gli ospedali che hanno le sicurezze e competenze migliori devono avere volumi adeguati.
«In altre parole noi, – prosegue Stefano Magnone, Segretario Regionale di ANAAO Lombardia – come medici e dirigenti sanitari ANAAO-ASSOMED vogliamo denunciare pubblicamente l’errore politico insito nel ritornare alla situazione precedente. Non si baratta la sicurezza delle cure con il beneplacito di qualche sindaco o di qualche consigliere regionale o parlamentare. La sicurezza delle cure è garantita dai soli operatori sanitari i quali stanno denunciando che, con le scelte prospettate dalla politica, la stessa non sarà più assicurabile ai cittadini. Non ci assumiamo responsabilità politiche perché non ne abbiamo: siamo professionisti della salute e vogliamo lavorare in sicurezza per i nostri utenti/pazienti/cittadini. Il sindacato non è stato consultato su queste decisioni, pertanto inizia una lunga vertenza a tutela dei cittadini e dei nostri colleghi».