Il Consiglio Regionale ANAAO ASSOMED della Lombardia riunito il giorno 28 marzo 2022 a Milano, ha preso visione dell’intervento della Dott.ssa Moratti, Assessore alla Sanità della Lombardia, sul complesso problema della libera professione, apparso su molti organi di stampa e ribadito anche nell’incontro con AGENAS del 25 marzo sull’andamento dell’ALPI in Italia.
È già finito il periodo degli eroi, per cui medici e dirigenti sanitari sono stati posti sugli altari, e ora è arrivato il tempo propizio per nascondere i gravi problemi legati all’assistenza ospedaliera e soprattutto territoriale esplosi durante il Covid. Ancora una volta si alimenta un clima di sospetto e di accuse verso l’utilizzo della libera professione, in ultima analisi colpevole dell’annoso problema delle lunghe liste di attesa. È un evidente modo di non affrontare il vero problema che attanaglia da anni la Regione Lombardia, cioè il rapporto pubblico-privato dove il gap ha toccato ormai, a favore del privato, un livello insostenibile e non più tollerabile.
Le conseguenze di questa politica sono facilmente immaginabili: la criminalizzazione dell’ALPI e il suo ridimensionamento non può che giovare al privato, sia quello non contrattualizzato che il classico privato che svolge attività per il SSN, tanto caro alla nostra Assessora, verso il quale il flusso economico legato al taglio parziale o, peggio, totale dell’ALPI raggiungerebbe livelli che lo stesso privato non si sarebbe mai sognato di raggiungere.
Attribuire all’ALPI anche la responsabilità della ridotta erogazione dei Lea, come emerso durante il meeting sulla libera professione tenuto presso AGENAS il 25 marzo u.s. serve infine ad additare un capro espiatorio che possa nascondere del tutto le gravi carenze nella gestione della Regione dell’assistenza ospedaliera e territoriale. È bene quindi che l’Assessora alla Sanità affronti in modo più serio e ponderato il complesso problema della libera professione e delle liste di attesa, evitando di confondere le conseguenze (una assistenza ai cittadini lombardi assolutamente inadeguata) con le cause, che non vedono certo l’ALPI responsabile delle accuse mosse.